Egregio Sig. Alfonso Casale,
chi Le scrive è la FGS (Federazione Giovani Socialisti) di Ostuni, che sulla scia di quanti l’hanno preceduta e la seguiranno in quest’intento, ha deciso di sottoporre alla sensibilità del maggior azionista della TELCOM SPA un problema che sta a cuore a molti giovani lavoratori, della nostra città, della nostra provincia, e sicuramente anche a Lei.
Lo stato di salute in cui versano le imprese italiane, ed in particolare del nostro Mezzogiorno, non è assolutamente da considerarsi buono, anzi, potremmo definirlo pessimo, potendo solo augurarci che un’attesa guarigione faccia da epilogo a questa situazione.
In tale prospettiva è giusto che il punto di riferimento di una grande impresa, quale Lei è, debba adoperarsi per assicurare la regolarità e la quadratura dei bilanci attraverso il vaglio di diverse strategie di intervento.
Ma è giusto, da par nostro, come movimento politico da sempre alla ricerca di un punto di equilibrio tra le istanze di sviluppo e competitività e le esigenze di tutela dei diritti e doveri imprescindibili dei cittadini, interrogarci sulla sorte di chi, travolto dall’ondata degli eventi, a volte talmente rapidi da non lasciare il tempo di un’approfondita analisi, rischia più di chiunque altro di pagarne le conseguenze.
E’ il caso delle diverse unità lavorative che dovrebbero lasciare il loro posto in azienda qualora fossero confermate le voci palesatesi negli ultimi giorni sugli organi di informazione tutti e tra la popolazione della nostra città, e che hanno destato forte preoccupazione, di una imminente ristrutturazione aziendale.
Il danno che subirebbe un imprecisato numero di questi ragazzi, molti dei quali da noi conosciuti, con i quali condividiamo momenti di aggregazione, che mostrano serietà e professionalità anche al di fuori dell’ambiente lavorativo dell’ azienda, esprimendo il loro stretto attaccamento al nome e al prestigio di una Società che contribuisce allo sviluppo economico della nostra realtà locale, sarebbe immane.
Perdere il lavoro, cioè un’occasione di crescita e di realizzazione della propria personalità, motivo di inserimento nella comunità sociale e di sviluppo della stessa, possibilità di programmazione di un futuro e soprattutto condizione di vivibilità di un presente difficile, assesterebbe a tutto il nostro paese un colpo difficile da attutire.
Ne risentirebbero il mercato del lavoro, già saturo ed incapace di riassorbire nuova domanda, le famiglie che dovrebbero fronteggiare le difficoltà quotidiane senza un supporto economico, la società civile, privata di un antidoto alla criminalità e all’emarginanzione che solo il lavoro sa essere.
È per questi motivi che la FGS si permette di rivolgerLe questa missiva, chiedendoLe di riflettere, su quanto in essa riportato, durante l’assunzione di qualsiasi decisione riguardante il futuro di questi giovani lavoratori.
11 febbraio 2009
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